Alle donne, da una giovane donna

È con commozione e gioia che pubblico il testo che segue. È opera di Chiara, nipote di un mio carissimo amico che sicuramente, se non fosse scomparso quasi esattamente un anno fa, oggi sarebbe orgoglioso di leggere le parole, di una stupefacente bellezza, che la sua splendida erede ha saputo esprimere per celebrare questo 8 marzo. Chiara me le ha mandate questa mattina, queste parole; ed io sono felice di condividerle con i miei ventiquattro lettori che, ne sono sicuro, si commuoveranno anche loro e grazie a Chiara impareranno anche loro, se sono uomini, qualcosa di più sul mistero insondabile e meraviglioso che si riassume nella parola “donna”.

grf

 

Le donne. E chi le capisce. Tutte così diverse e così simili. Vedono più tonalità di colori e sentono più sapori. Si truccano in macchina per non fare tardi e trovano il tempo per fare la spesa. Non possono permettersi il lusso di stare male, ma, in fin dei conti, nemmeno quello di stare troppo bene.

Devono essere belle, perché gli uomini le guardino, ma non troppo, per non provocarli. Percepiscono l’aria che cambia e il tempo che scorre. Temono più le rughe degli schiaffi.

Si guardano le spalle, quando, di notte, camminano sole per la strada, e piangono in silenzio perché i bambini non le sentano.

Le donne sono amiche protettive e invidiose, affettuose e competitive. Le donne sono adorabili e vendicative, coraggiose e fragili.

Ci sono donne che nascondono lividi e graffi. Rispondono che non è niente, che sono cadute dalle scale. E poi, che forse in fondo l’hanno meritato. Sono disposte a farsi pestare per un grammo di considerazione. Sfoggiano un bel sorriso per evitare che l’occhio  attento si posi su quella cicatrice che hanno sul viso.

Donne vittime di uomini e carnefici di se stesse. Fanno mille parole inutili e sotterrano un segreto in uno sguardo. Si vergognano di quello che sono, della taglia dei vestiti che indossano, dei capelli in disordine, del trucco sbavato.

Ci insegnano l’amore sin da quando siamo bambini, ma alcune vanno elemosinandone dove sanno di non poterne trovare. Dubitano di se stesse, ma sono tanto presuntuose da convincersi di potercela fare da sole.

Siamo donne, e non ci piacciamo mai abbastanza. Non è la fatica a spaventarci, ma una porta sbattuta in faccia. Siamo donne, e abbiamo paura di non essere credute, di non essere prese sul serio, di non rientrare nei canoni ma, al contempo, d’essere troppo ordinarie. Nascondiamo in un ricordo lontano la nostra migliore immagine. Balliamo a piedi nudi quand’è buio e abbiamo sempre le mani fredde. Amiamo tanto: a volte veniamo amate troppo, altre troppo poco.

Vediamo la Bellezza. Vive negli occhi degli innocenti, dei cani, dei vecchi e delle persone di cui siamo innamorate. Amiamo la sensazione pungente di una barba che tocca la nostra guancia, e di un morbido ciuffo di capelli che ci sfiora il viso.

Amiamo gli uomini, i bambini, i fiori, altre donne, la musica, il sabato pomeriggio, il vino, lo shopping, le vecchie foto, la luna e i colori.

Amiamo ridere, ma anche piangere. Respiriamo con le risate, rinasciamo nelle lacrime.

Noi donne siamo piene di contraddizioni e passiamo la vita cercando di scioglierle. Diciamo “é stata colpa mia” anche quando non è vero, con le guance che scottano per la vergogna e il peso del senso di colpa che si adagia sulle spalle.

Ed è vero quello che dicono, che non abbiamo il becco per non accontentarci delle briciole. Siamo donne, non uccelli. Ma, proprio come gli uccelli, abbiamo le ali.

Chiara Bolla

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