AAA VERO STATISTA CERCASI. CON URGENZA.

Chissà cosa staranno pensando, in questo momento, David Cameron e Matteo Renzi.

Volendo si potrebbe fare, come Plutarco, una narrazione di vite parallele fra i due: il promotore del referendum sulla Brexit e il leader ormai non più così intoccabile del nostrano PD.

A prima vista, la sproporzione fra i due eventi ravvicinati che li vedono protagonisti è abissale: qui un’elezione amministrativa, per quanto riguardante le città più importanti del Paese, là un referendum che potrebbe provocare la fine del sogno europeo. Una sproporzione abissale a prima vista, ma non del tutto.

È evidente che l’indebolimento di Matteo Renzi – non solo nel PD ma a livello complessivo – avrà pesanti ricadute anche sul referendum di ottobre sulla riforma costituzionale. Le certezze del nostro premier vacillano: i sui nemici, interni ed esterni al PD, si sono di fatto coalizzati per scalzarlo, costi quel che costi: così si spiegano le improbabili convergenze di D’Alema, Fassina, Casa Pound, Salvini, Marino e chi più ne ha più ne metta verso le candidate pentastellate ai comuni di Roma e Torino, che così sono risultate vincitrici; e anche altrove il PD ha ben pochi motivi per sorridere.

Lo stesso scenario, c’è da scommetterci, si ripeterà a ottobre. La motivazione vera del referendum passerà – è già passata – in secondo piano: il vero motivo del contendere sarà Renzi sì o Renzi no; e sono pronto a scommettere che i no prevarranno sui sì.

C’è da chiedersi, a questo punto (già ne ho parlato in passato) se, paradossalmente, a Renzi non convenga che vincano i No, così da non consegnare il Paese, alle successive e ravvicinate elezioni, a una possibile vittoria grillina, e viceversa ai grillini non convenga invece, per lo stesso motivo, che vincano i Sì.

Oltre agli esiti delle appena trascorse elezioni amministrative, sul referendum italiano di ottobre peserà il risultato di quello di domani in Gran Bretagna, perché le forze centrifughe antieuropee saranno rafforzate dalla vittoria dei Sì, dando un’ulteriore spinta a M5S e Lega e indebolendo ancora di più il già in affanno PD.

I rischi per l’Europa, insomma, se si tiene conto anche delle inquietudini francesi e delle insofferenze polacche, ungheresi, austriache e baltiche, sono altissimi.

Dei fatti di casa nostra e più in generale di ciò che succede di qua della Manica, ovviamente, agli inglesi importa ben poco. Ad ogni modo torno a chiedermi se Cameron si sia reso conto, alla fine, di come il suo interesse tutto personale a conservarsi la poltrona di premier lo abbia indotto a una mossa – questo referendum – che rischia di farlo passare alla storia come il boia dell’Europa.

È davvero una cosa triste quando la storia, a farla, sono uomini così piccoli e mediocri. Ma di grandi uomini, su questo vecchio e stanco mondo, non se ne sono più visti ormai da un pezzo.

 

Giuseppe Riccardo Festa

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